Some contributions on the experience and therapy of depression published in the Italian journal Psicoterapia e Scienze Umane («Psychotherapy and the Human Sciences»)

Alcune pubblicazioni sull’esperienza e la psicoterapia della depressione apparse sulla rivista Psicoterapia e Scienze Umane www.psicoterapiaescienzeumane.it

edited by/a cura di Paolo Migone

Psychotherapie-Wissenschaft 10 (2) 77–79 2020

www.psychotherapie-wissenschaft.info

CC BY-NC-ND

https://doi.org/10.30820/1664-9583-2020-2-77

1987, 21(4), 115–118

Giovanni Neri, Recensione di: A.T. Beck, A.J. Rush, B.F. Shaw & G. Emery, Terapia cognitiva della depressione. Torino: Boringhieri [orig.: (1984). Cognitive Therapy of Depression. New York: Guilford].

1990, 44(1), 134–136

Pier Giorgio Battaggia, Recensione di: G.L. Klerman, M.M. Weissman, B.J. Rounsaville & E.S. Chevron, Psicoterapia interpersonale della depressione. Torino: Bollati Boringhieri [orig.: (1984). Interpersonal Psychotherapy of Depression. New York: Basic Books].

1991, 25(2), 13–33

Roberta Siani, Psicoterapia dei pazienti depressi e distimici: approccio integrato e contestuale.

1996, 30(3), 140–143

Pietro Pascarelli, Recensione di: R. Beneduce & R. Collignon (ed.). (1995). Il sorriso della volpe. Ideologie della morte, lutto e depressione in Africa. Napoli: Liguori.

1998, 32(2), 153

Alessandra Mancaruso, Segnalazione di: Gilberto Mussoni (1996), Insieme contro la depressione. Diario di un operatore volontario in un gruppo di auto-mutuo aiuto. Rimini: Theut.

1999, 33(2), 83–105

Fulvio Sorge & Felice Lisanti, Per un’etica della depressione. Le passioni dell’uomo fra neuroscienze e anima.

2000, 34(3), 71–84

Giorgio Meneguz, Colpa e depressione nel Genji Monogatari. Verso la lettura psicoanalitica di un romanzo giapponese del secolo XI [una recensione di Licia Filingeri è alla pagina web www.psychomedia.it/pm-revs/journrev/psu/psu-2000-3-a.htm].

Riassunto: L’autore propone una lettura psicoanalitica del Genii il Principe Splendente (Genji monogatari), uno dei più noti romanzi della letteratura giapponese antica, scritto da Murasaki Shikibu, attorno all’anno 1.000, quando era dama di corte dell’imperatrice Akiko alla corte di Heian, l’attuale Kyoto. Intessuto di poetiche visitazioni di temi quali l’amore, l’affetto, l’amicizia, la fedeltà, raccontati entro lo scenario politico-sociale del tempo, il capolavoro è profondamente conforme al principio buddhista circa la futilità del mondo. Una lettura del testo in riferimento costante con la vita passata e attuale della scrittrice Murasaki permette di ritrovare l’universale umano tentativo di uscire dalla depressione mediante l’uso della narrazione.

Abstract: The author reflects about a psychoanalytic interpretation of The Tale of Genji (Genji monogatari), considered by many to be the greatest novel of the ancient Japanese literature. It was composed by Murasaki Shikibu (about 1.000 A.D.), a lady-in-waiting for the Empress Akiko at the imperial court in Heian, now Kyoto. The tale is mostly full of poetical explorations about themes of love, affection, friendship, loyalty, into the social political Heian’s world and in conformity with Buddhist conviction in the vanity of the world. A comprehensive reading of the text including Murasaki’s life and her background, gives us the possibility to catch the human attempt to cure depression through narration.

2002, 36(2), 146–147

Federica Zauli, Segnalazione di: Fulvio Sorge (2000), Passioni e farmaci. Per un’etica della depressione: le passioni dell’uomo tra neuroscienze ed anima. Napoli: Liguori.

2005, 39(3), 312–322

Paolo Migone, Farmaci antidepressivi nella pratica psichiatrica: efficacia reale [Real efficacy of antidepressant drugs in psychiatric practice] [una versione del 2009, dal titolo «Quanto sono efficaci i farmaci antidepressivi?», è alla pagina Internet www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt112-09.htm].

Riassunto: Viene discussa la ricerca di Kirsch et al. pubblicata su Prevention & Treatment nel 2002 in cui sono stati esaminati tutti i 47 studi clinici randomizzati (RCT) presentati dalle case farmaceutiche alla Food and Drug Administration (FDA) per far approvare i sei più venduti inibitori selettivi del reuptake della Serotonina (SSRI) negli Stati Uniti. Questa ricerca ha dimostrato, tra le altre cose, che gli SSRI sono superiori al placebo di meno di 2 punti della scala di Hamilton per la depressione (che è di 62 punti nella versione di 21 item usata in molti di questi RCT). Questa superiorità al placebo, seppur statisticamente significativa, non è clinicamente significativa. Inoltre nel 57% degli studi gli SSRI erano uguali o inferiori al placebo, e gran parte di questi dati non sono mai stati pubblicati. Questi dati vengono discussi all’interno della più vasta problematica del ruolo dei farmaci e del rapporto interpersonale nella pratica psichiatrica.

Abstract: Kirsch et al. in 2002 studied all 47 randomized clinical trials (RCT) submitted by pharmaceutical companies to the U.S. Food and Drug Administration (FDA) for approval of the six most prescribed Selective Serotonin Reuptake Inhibitors (SSRI) antidepressants. The mean difference between drug and placebo was less than 2 points on the 21-item (62-point) Hamilton Depression Scale (which is the version used in many of the these RTCs). This superiority to placebo, although statistically significant, was not clinically significant. Furthermore, 57% of the trials funded by the pharmaceutical industry failed to show a significant difference between drug and placebo. Most of these negative data were not published and were accessible only by gaining access, thanks to the Freedom of Information Act, to FDA documents. This research is discussed in light of the wider problem of the roles of medications and interpersonal relationship in psychiatric practice.

2006, 40(4), 747–764

Sidney J. Blatt, Una polarità fondamentale in psicoanalisi: implicazioni per lo sviluppo della personalità, la psicopatologia e il processo terapeutico [Una versione è stata poi pubblicata, col titolo «A fundamental polarity in psychoanalysis: Implications for personality development, psychopathology, and the therapeutic process», in Psychoanalytic Inquiry, 26(4[2007]), 492–520].

Riassunto: La polarità tra il tipo di relazioni interpersonali e la definizione del Sé (poli «anaclitico» e «introiettivo»), che è fondamentale per la teoria psicoanalitica e coerente con varie teorie della personalità, fornisce una base concettuale per studiare lo sviluppo della personalità, le variazioni nella organizzazione normale della personalità, diversi tipi di psicopatologia ed aspetti del processo di psicoterapie sia a breve che a lungo termine. I contributi che questa polarità fornisce alla teoria della personalità testimoniano la validità e la importanza di questo modello teorico. Le concettualizzazioni e i dati empirici discussi in questo lavoro indicano quanto sia vantaggioso superare l’approccio meramente descrittivo delle classificazioni diagnostiche contemporanee basate sul DSM-III e sul DSM-IV, e cercare invece di identificare i principi organizzativi sottostanti della personalità.

Abstract: The polarity of relatedness and self-definition («anaclitic» and «introjective»), fundamental to the development of psychoanalytic theory and consistent with a number of other approaches to personality theory, provides the basis for articulating aspects of personality development, variations in normal personality organization, the explanation of a wide-range of psychopathology, and aspects of the therapeutic process in both short and long-term treatments. The contributions of this fundamental polarity to these aspects of personality theory speak to the validity of this theoretical model and the importance of the fundamental polarity of relatedness and self-definition. The formulations and findings discussed in this paper indicate that there is much to be gained by going beyond the symptom focus of contemporary diagnostic nosology presented in DSM-III and DSM-IV, and seeking instead to identify underlying principles of personality organization.

2007, 41(1), 123–124

Antonella Mancini, Segnalazione di: Associazione «Centro Studi e Ricerche sulla Psiche» Silvano Arieti (2006), L’arte di essere depressi. Figure della depressione nella musica, nella letteratura, nelle arti figurative. A cura di Rita Bruschi. Pisa: Edizioni ETS.

2010, 44(3), 399–402

Caterina Quarello, Recensione di: Philippe Pignarre (2010), L’industria della depressione. Torino: Bollati Boringhieri [orig.: (2001). Comment la dépression est devenue une épidémie. Paris: La Découverte & Syros].

2012, 46(2), 285–287

Pietro Pellegrini, Recensione di: Aldo Bonomi & Eugenio Borgna (2011), Elogio della depressione. Torino: Einaudi.

2013, 47(3), 526–527

Paolo Migone, Segnalazione di due libri: Irving Kirsch (2012), I farmaci antidepressivi: il crollo di un mito. Dalle pillole della felicità alla cura integrate. Milano: Tecniche Nuove [orig.: (2009). The Emperor’s New Drugs: Exploding the Antidepressant Myth. London: The Bodley Head; (2010). New York: Basic Books]; Robert Whitaker (2013), Indagine su un’epidemia. Lo straordinario aumento delle disabilità psichiatriche nell’epoca del boom degli psicofarmaci. Roma: Fioriti [orig.: (2010). Anatomy of an Epidemic: Magic Bullets, Psychiatric Drugs, and the Astonishing Rise of Mental Illness in America. New York: Crown].

2017, 51(4), 529–550

David M. Clark, Il programma inglese «Improving Access to Psychological Therapies» (IAPT) [Versione aggiornata al luglio 2017, quindi costituisce un bilancio di dieci anni del programma IAPT, di una relazione tenuta al convegno «Terapie psicologiche per ansia e depressione: costi e benefici», organizzato dal prof. Ezio Sanavio a Padova il 18–19 novembre 2016. Questa versione è stata editata e in gran parte modificata da Paolo Migone, in accordo con l’autore. Una analisi più completa del programma IAPT e dei risultati emersi è stata poi pubblicata nell’articolo «Realizing the mass public benefit of evidence-based psychological therapies: The IAPT program». Annual Review of Clinical Psychology, 14/2018, 159–183].

Riassunto: Sono ormai disponibili chiare prove empiriche della efficacia di varie psicoterapie per i disturbi mentali, però solo una minima parte di pazienti ne usufruisce. Il programma inglese Improving Access to Psychological Therapies (IAPT) cerca di migliorare l’accesso alla psicoterapia fornendo a più di 10.500 nuovi terapeuti una formazione in trattamenti supportati empiricamente e utilizzandoli sul territorio per la terapia della depressione e dei disturbi d’ansia. Lo IAPT tratta più di 560.000 pazienti all’anno, raccoglie i dati sui risultati nel 98.5% dei casi e li rende pubblicamente disponibili. Circa la metà dei pazienti trattati nel programma IAPT guarisce, e due terzi mostra benefici tangibili. Vengono presentati gli aspetti clinici ed economici del programma IAPT, le modalità di formazione degli operatori, del servizio offerto al pubblico e della implementazione del programma, e i risultati ottenuti aggiornati al luglio 2017. Si accenna anche ai limiti e alle direzioni future.

Abstract: Empirical evidence shows that empirically supported treatments are helpful for many mental disorders. However, in most countries the great majority of people do not have access to psychological therapies. The English Improving Access to Psychological Therapies (IAPT) program aims to improve the access to psychological therapies by training over 10,500 new therapists in empirically supported treatments and deploying them for the treatment of depression and anxiety disorders. IAPT treats over 560,000 patients per year, obtains clinical outcome data on 98.5% of them, and this information is in the public domain. Around half of these patients recover and about two thirds of them show benefits. The clinical and economic arguments on which IAPT is based are presented, along with details on the service model, how the program is implemented, and findings updated to July 2017. Limitations and future directions are discussed.