Some contributions on the topic of «psychotherapy and philosophy» published in the Italian journal Psicoterapia e Scienze Umane («Psychotherapy and the Human Sciences»)

Alcune pubblicazioni sul tema «psicoterapia e filosofia»apparse sulla rivista Psicoterapia e Scienze Umane

www.psicoterapiaescienzeumane.it

edited by/a cura di Paolo Migone

Psychotherapie-Wissenschaft 10 (1) 61–66 2020

www.psychotherapie-wissenschaft.info

CC BY-NC-ND

https://doi.org/10.30820/1664-9583-2020-1-61

1967, I(2/3), 1–5

Pier Francesco Galli, Psicoterapia e scienza (1964)[Psychotherapy and science](www.priory.com/ital/riviste/psicouman/scienza.htm)

1967, I(2/3), 5–7

Mario Spinella, Nota su Marx e Freud[A note on Marx and Freud]

1970, 4(13/14), 19–49

Tito Perlini, Infanzia e felicità in Adorno[Childhood and happyness in Adorno]

1970, 4(15/16), 30–32

Tito Perlini, Psicoanalisi e marxismo oggi[Psychoanalysis and Marxism today]

1973, 7(3), 1–6

Ferruccio Giacanelli & Giorgio Campoli, La costituzione positivistica della psichiatria italiana[The positivistic constitution of Italian psychiatry]

1980, 14(2), 1–22. Reprint: 2006, 40(3), 335–354

Tito Perlini, La vertigine del niente: considerazioni sulla nostalgia del sacro [The vertigo of nothingness: Reflections on nostalgia of the sacred]

Riassunto: Frequente oggi è il richiamo ad una rinascita religiosa, e si afferma la percezione che l’uomo stesso sia in crisi. Tale crisi viene celebrata come una liberazione. L’ordine cui si vorrebbe aderire si presenta come un disordine orgiastico, la negazione di qualsiasi progetto, ma è la seducente maschera di quella tecnica-dominio che controlla il mondo. Vani sono i tentativi di una rinascita del cristianesimo, che sembra travolto dalla crisi. Questo bisogno religioso non è qualificabile come «religioso», ma come una «nostalgia del sacro» che in qualche modo si oppone al religioso. Non è un sacro istituzionalizzato, ma una sacralità diffusa e indistinta, attratta dal magmatico. Prevale l’autodistruttività, e l’esperienza estrema di un tale sacro trova il suo sbocco nel suicidio. Questo sacro non è che la trascrizione mitica della stessa realtà sociale che opprime l’individuo, nel cedere alla quale egli cerca paradossalmente la propria salvezza.

Abstract: We often see today a return of religion, and the very concept of man is going through a crisis. Such crisis is seen as a liberation from previous oppressions. The much yearned for order appears as an orgiastic disorder, the negation of any kind of project, but it is the seducing mask of the technique/oppression that controls the world. Attempts of a rebirth of Christianity are doomed to failure, since Christianity itself is within the same crisis. Such need of religion cannot be defined as «religious», but as a «nostalgia of the sacred» that in some way is opposed to religion. It is not an institutionalized sacred, but a diffused and undifferentiated sacred in which self-destructiveness prevails, and its extreme forms may result in suicide. Such sacred is nothing but the mythical transformation of the very social reality that represses the individual, who paradoxically tries to seek salvation by subduing himself to it.

1980, 14(2), 28–41

Gabriella Brusa Zappellini, Ermeneutica e autoriflessione: Habermas e la tecnica psicoanalitica freudiana [Hermeneutics and self-reflection: Habermas and Freudian psychoanalytic technique]

1986, 20(3), 7–18

Tito Perlini, Spunti per un’auto-riflessione critica all’interno delle scienze umane[A critical self-reflection within the human sciences]

1986, 20(3), 19–24

Carlo Sini, Per una genealogia delle scienze umane[For a genealogy of the human sciences]

1986, 20(3), 25–44

Tito Perlini, Intervista a Sergio Moravia: la mente come metafora[Interview to Sergio Moravia: The mind as metaphor]

1986, 20(3), 160–187

Tito Perlini, Falsa autonomia ed eclissi della società[False autonomy and eclipse of society]

1990, 24(4), 11–27

Sergio Moravia, Homo Persona. Dalla scienza della mente all’ermeneutica dell’esistenza [Homo Persona. From the science of mind to the hermeneutics of existence]

1996, 30(4), 37–46

Michele Ranchetti, Il taccuino di Martin Heidegger[Martin Heidegger’s notebook]

2000, 34(4), 5–44

Morris N. Eagle, La svolta post-moderna in psicoanalisi [The post-modern turn in psychoanalysis](http://priory.com/ital/riviste/psicouman/eaglepost.htm; English translation: www.psychomedia.it/rapaport-klein/eagle00.htm)

1988, 22(3), 3–8

Pier Francesco Galli, Le ragioni della clinica[Rationale of the clinical process] (paper presented at the meeting «The quality of man: Psychologists versus philosophers», Venice, May 24–26 1985; English translation: www.eupsycho.com/index.php/TM/article/view/140)

Abstract: Several issues regarding the rationale that is behind the clinical process are critically examined. Some of these issues are the following: the transmission of psychoanalytic technique and its misunderstandings, the problem of truth in psychoanalytic interpretation, measurement and verification in psychotherapy, the gap between theory and technique in psychotherapy, the role of the therapist’s personality factors, the problem of «classical» psychoanalytic technique and its «as if» relation with theory, «classical» psychoanalytic technique as a mark of credibility of a social group, the shift in psychoanalysis from the criterion of «truth of interpretation» (a strong concept) to that of «truth of the therapeutic frame» (a weak concept), the role of insight and the concept of the «function» of insight, the role of empathy and of unconscious communication, the conception of Praecoxgefühl (a feeling or experience of the schizophrenic patient on the part of the therapist) formulated by H. C. Rümke in the 1940s as a threat to classical nosography within traditional European psychopathology (i. e., the use of a criterion associated with experience and affects has been employed even in the realm of descriptive objectivity), and so on.

1988, 22(4), 59–72

Fiorella Giusberti & Andrea Melella, Una introduzione al rapporto tra psicoanalisi e metodo scientifico[An introduction to the relationship between psychoanalysis and scientific method]

2001, 35(4), 85–91

Carlo Bonomi, Psicoanalisi e filosofia: ricordo dell’opera di Nicolas Abraham[Psychoanalysis and philosophy: Nicolas Abraham’s work]

Riassunto: Il 22–23 gennaio 2000 si è svolto a Parigi, sotto la presidenza onoraria di Paul Ricoeur, il primo colloquio della neofondata «Associazione europea Nicolas Abraham e Maria Torok». All’incontro, a cui hanno partecipato più di quattrocento psicoanalisti di tutti gli orientamenti erano presenti tra gli altri René Major e Allain de Mijolla, che nei primi anni 1960 frequentavano, insieme all’amico Nicolas Abraham, il salotto intellettuale di Conrad Stein, in cui si mescolavano i fermenti di quella cultura psicoanalitica francese sorta nello spazio apertosi tra lo strappo di Lacan e la rigida ortodossia della società psicoanalitica francese. Nel colloquio vi è stata anche una sezione dedicata al tema «psicoanalisi e filosofia», in occasione della quale è stata presentata questa relazione.

2006, 40(3), 581–600

Manlio Iofrida, La Psicologia del Sé di Heinz Kohut e la sua concettualizzazione filosofica: note su filosofia e psicoanalisi dagli anni 1960 a oggi[Heinz Kohut’s Self Psychology and its philosophical conceptualization: Notes on philosophy and psychoanalysis form the 1960s to present] (www.script-pisa.it/la-psicologia-del-heinz-kohut-la-sua-concettualizzazione-filosofica-note-filosofia-psicoanalisi-dagli-anni-1960-oggi)

Riassunto: Si cercano di delineare alcune novità prodottesi negli ultimi anni in psicoanalisi e in filosofia, prendendo in considerazione soprattutto la Psicologia del Sé di Heinz Kohut e il pensiero di Maurice Merleau-Ponty. A questo scopo, in primo luogo si ricostruisce brevemente il paradigma dell’incontro fra psicoanalisi e filosofia risalente agli anni 1960, prendendo ad esempio Jacques Derrida; in secondo luogo si accenna alle recenti trasformazioni prodottesi nel panorama filosofico, in particolare al riemergere delle posizioni di Merleau-Ponty e a un certo numero di autori e di ricerche che a lui si ispirano; infine, si richiamano molto sinteticamente alcuni temi di fondo del pensiero di Kohut, per argomentare come l’impostazione di Merleau-Ponty costituisca per essi un’ottima cornice filosofica e per concludere che è forse possibile, su nuove basi, riaprire oggi, dopo l’epoca (post)strutturalistica, un fecondo scambio fra psicoanalisi e filosofia.

Abstract: The author tries to sketch some recent trends in psychoanalysis and philosophy, focusing particularly on Heinz Kohut’s Self Psychology and Maurice Merleau-Ponty’s thought. In order to carry out this project, (1) the interrelation of psychoanalysis and philosophy in the 1960s is briefly outlined, considering the case of Jacques Derrida, (2) some hints are given about recent developments in philosophy, particularly concerning the return of interest in Merleau-Ponty’s philosophy and in some other authors and researches inspired by him, (3) some fundamental concepts of Heinz Kohut’s Self Psychology are briefly reconsidered, in order to suggest that Merleau-Ponty’s thought could be their best philosophical frame and to argue that today, at the end of the (post)structuralist age, a fruitful connection between psychoanalysis and philosophy could start again on a new base.

2008, 42(1), 13–40

Nicholas Rand, L’anima nascosta: nascita ed evoluzione del concetto di inconscio in filosofia, psicologia, medicina e letteratura, 1750–1900[The hidden soul: The growth of the unconscious in philosophy, psychology, medicine, and literature, 1750–1900]

Riassunto: L’autore ripercorre la nascita e l’evoluzione del concetto di inconscio in filosofia, psicologia, medicina e letteratura dal 1750 al 1900, discutendo i contributi di Leibniz, Locke, Maine de Biran, Johann Friedrich Herbart e Jean-Paul Richter. Espone poi una introduzione concettuale a sette articoli storici pubblicati nel numero speciale 3/2004 della rivista American Imago intitolato The Growth of the Unconscious, 1750–1900: Johann George Sulzer: il pregiudizio inconscio e la sua scomparsa (1759); Dugald Stewart: l’associazione libera nella veglia e nel sogno (1792); Jacob Bernays: la teoria aristotelica della catarsi terapeutica per l’anima e le origini della talking cure (1857); John Daniel Morell e l’attività mentale automatica o preconscia (1862); Eneas Sweetland Dallas e il potere creativo dell’anima segreta (1866); Francis Galton e l’esplorazione dell’inconscio attraverso le associazioni libere (1879); La sintesi di Harald Höffding sul ruolo dell’inconscio in psicologia (1881).

Abstract: The author traces the growth of the unconscious in philosophy, psychology, medicine, and literature from 1750 to 1900, touching on the contributions of Leibniz, Locke, Maine de Biran, Johann Friedrich Herbart, and Jean-Paul Richter. He then gives conceptual preambles to the following seven historical articles published in a special issue of American Imago (no. 3/2004) titled The Growth of the Unconscious, 1750–1900: Johann George Sulzer: Unconscious prejudice and its elimination (1759); Dugald Stewart: Free association in waking and dreaming (1792); Jacob Bernays: Aristotle’s theory of medical catharsis for the soul and the origins of the talking cure (1857); John Daniel Morell and automatic or preconscious mental activity (1862); Eneas Sweetland Dallas and the creative power of the hidden soul (1866); Francis Galton and the investigation of the unconscious through free association (1879); Harald Höffding’s synthesis of the role of the unconscious in psychology (1881).

2010, 44(4), 439–460

Joel Whitebook, Psicoanalisi, religione e progetto di autonomia[Psychoanalysis, religion, and the project of autonomy]

Riassunto: Gli scritti di Freud di psicoanalisi applicata – su modernità, secolarizzazione, scienza e religione – sono spesso considerati speculazioni non scientifiche. Ma i problemi affrontati in quegli scritti meritano seria attenzione. Proprio come il fascismo ha fornito il contesto storico in cui negli anni 1930–40 la teoria critica della scuola di Francoforte ha sviluppato una teoria sociale psicoanalitica, così oggi la crescita del fondamentalismo richiede un simile sforzo. Può essere utilizzato il «progetto di autonomia» concettualizzato da Cornelius Castoriadis per vedere la psicoanalisi come parte del movimento di emancipazione della modernità, e il fondamentalismo come un tentativo di restaurare i lavori delle società premoderne. Data la visione negativa di Freud sulla religione, è ora di riformulare, utilizzando il lavoro di Hans Loewald, una più articolata concezione della religione. Questo però non può farci dimenticare che il progetto di autonomia deve avere sempre priorità.

Abstract: Freud’s cultural writings – concerning modernity, secularism, science, and religion – are often seen as unscientific speculations. But the questions explored in those works deserve serious attention. Just as fascism provided the historical context in which the critical theorists of the Frankfurt School developed a psychoanalytic social theory in the 1930s and 1940s, so the rise of fundamentalism demands a similar effort today. The «project of autonomy» conceptualized by Cornelius Castoriadis can be used to see psychoanalysis as part of the emancipatory movement of modernity, and to elucidate fundamentalism as an attempt to reinstate the values of pre-modern societies. Given Freud’s view of religion, it is time to formulate, using the work of Hans Loewald, a more sensitive psychoanalytic view of religion. Yet the legitimate desire to do justice to religion must not trump the need to advance the project of autonomy as a first priority.

2012, 46(4), 539–568

Marco Solinas, La riscoperta della via regia. Freud lettore di Platone [The rediscovery of the via regia to the unconscious. Freud reader of Plato]

Riassunto: Muovendo dal richiamo al «detto di Platone» inserito nella penultima pagina della prima edizione de L’interpretazione dei sogni di Freud (1899), vengono preliminarmente esposte le convergenze tra la concezione del sogno di Platone esposta ne La Repubblica e le intuizioni poste alla base dell’edificio freudiano. Alla luce delle fonti testuali citate e utilizzate da Freud, e dei suoi interessi, viene poi avanzata l’ipotesi che egli non soltanto abbia omesso di riconoscere la genealogia teoretica platonica della «via regia che porta alla conoscenza dell’inconscio» (p. 282), ma che l’antico dialogo abbia potuto rappresentare una fonte tacita di ispirazione per la composizione de L’interpretazione dei sogni.

Abstract: Starting with the reference to «Plato’s dictum» that Freud added in the second last page of the first edition of The Interpretation of Dreams (1900), the author explains the convergences between the conception of dreams expounded by Plato in The Republic and Freud’s fundamental insights. The analysis of bibliographic sources used by Freud, and of his interests, allows us to make the hypotheses that Freud not only omitted the acknowl­edgment of Plato’s theoretical genealogy of «the via regia [royal road] to the unconscious», but also the possibility that The Republic constituted a tacit source of inspiration for the composition of The Interpretations of Dreams.

2013, 47(2), Special Issue: «Identità del male. La costruzione della violenza perfetta»[Identity of evil. The construction of perfect violence] (www.psicoterapiaescienzeumane.it/Male-2012.htm)

2013, 47(4), 633

The editors, In ricordo di Tito Perlini[In memory of Tito Perlini]

2013, 47(4), 634–636

Claudio Magris, Tito Perlini, vita da filosofo fino al termine del disincanto. Un addio al pensatore che andò oltre Marx, Adorno e Mann [Tito Perlini, a philosopher who lived until the end of disenchantment. A farewell to the thinker who went beyond Marx, Adorno, and Mann]

2013, 47(4), 636–655 [original edition: 1980, 14(3), 1–23]

Tito Perlini, Il sacro e la tecnica[The sacred and the technique]

Riassunto: Dopo una Nota redazionale e un breve articolo di Claudio Magris che ricorda Tito Perlini (1931–2013), che fu uno dei più significativi filosofi italiani e studiosi del pensiero tedesco contemporaneo, viene ripubblicato un articolo di Perlini uscito nel n. 3/1980 di Psicoterapia e Scienze Umane e intitolato «Il sacro e la tecnica». Perlini analizza, tra gli altri, i seguenti temi: la tensione verso il sacro come reazione al disincantamento che la razionalizzazione del mondo ha recato con sé; le forme attuali dell’irrazionalismo, ben conciliate con lo «scientismo» divenuto ideologia a sfondo tecnocratico; la degradazione della cultura a chiacchiericcio e le sue conseguenze sull’interiorità del soggetto, spinto dall’impotenza a rifugiarsi in pratiche regressive (droghe, affiliazione a sette che promettono salvezze); il pericolo che psicoanalisi si converta in un esercizio pedagogico o, peggio, in una tecnica di salvazione.

Abstract: After an introductory note, Claudio Magris remembers Tito Perlini (1931–2013), one of the most interesting Italian philosophers and expert of contemporary German thought. Then a paper by Tito Perlini, originally published in issue no. 3/1980 of Psicoterapia e Scienze Umane and titled «The sacred and the technique», is reprinted. The following are some of the issues discussed by Tito Perlini: the tension toward the sacred as a reaction to the disenchantment created by the world’s rationalization; the current forms of irrationalism accompanying the «scientism» as technocratic ideology; the cultural degradation and its consequences on the inner world of the individual, who, due to his impotence, is tempted to take refuge in regressive behaviors (substance abuse, affiliation to sects that promise salvation); the danger that psychoanalysis becomes a pedagogical exercise or, worse, a technique of salvation.

2015, 49(2), 221–242

Marco Solinas, Forme della psicoanalisi e teoria del riconoscimento. La psiche intersoggettiva di Axel Honneth [Patterns of psychoanalysis and theory of recognition. Axel Honneth’s intersubjective psyche]

Riassunto: Viene offerta una panoramica sui differenti usi e le diverse forme di psicoanalisi utilizzate da Axel Honneth in relazione alla sua «teoria del riconoscimento» nel corso del tempo. Dopo una discussione dell’uso della teoria delle relazioni oggettuali (soprattutto nella concezione di D. W. Winnicott) in Lotta per il riconoscimento, del 1992, si prende in esame la revisione della psicoanalisi operata in termini di teoria del riconoscimento. Infine viene discussa la proposta di una nuova alleanza tra una «teoria critica» rinnovata e la psicoanalisi, che contempla anche il versante della psicologia politica.

Abstract: An overview of the several scopes and patterns used over time by Axel Honneth in his «theory of recognition» is presented. After a discussion of the use of object relations theory (especially with reference to D. W. Winnicott’s contributions) in Honneth’s 1992 book Struggle for Recognition, the theoretical revision of psychoanalysis in light of his theory of recognition is examined. Finally, Honneth’s suggestion of a new alliance between a renewed «critical theory» and psychoanalysis, which concerns also the dimension of political psychology, is discussed.

2015, 49(2), 275–304

Franco Fornari, Pier Francesco Galli, Virgilio Melchiorre, Mara Selvini Palazzoli, Enzo Spaltro, Leonardo Ancona, Enzo Codignola, Gianfranco Garavaglia, Silvia Montefoschi, Tavola rotonda: L’influenza di Martin Buber sul pensiero psichiatrico moderno (1962) [A round table of 1962: Martin Buber’s influence on modern psychiatric thought]

Riassunto: In occasione del trentesimo anniversario della scomparsa di Franco Fornari (1921–1985), viene ripubblicato il dibattito avvenuto a una tavola rotonda, dal titolo «L’influenza di Martin Buber sul pensiero psichiatrico moderno», tenuta al I Corso di aggiornamento su problemi di psicoterapia organizzato a Milano l’11–14 dicembre 1962 dal «Gruppo Milanese per lo Sviluppo della Psicoterapia» (che in sèguito prenderà il nome di Psicoterapia e Scienze Umane). La tavola rotonda era presieduta da Franco Fornari, con la partecipazione di Pier Francesco Galli, Virgilio Melchiorre, Mara Selvini Palazzoli ed Enzo Spaltro; sono intervenuti anche Leonardo Ancona, Enzo Codignola, Gianfranco Garavaglia e Silvia Montefoschi. Vengono discusse in particolare le tesi di Martin Buber sul concetto di «Io-Tu», descritto nel suo libro Il principio dialogico (Milano: Edizioni di Comunità, 1959). Alla fine vi è un Poscritto di Pier Francesco Galli, che era tra gli organizzatori di quella tavola rotonda.

Abstract: On the occasion of the 30th anniversary of Franco Fornari’s (1921–1985) death, a debate that occurred at a round table titled «Martin Buber’s influence on modern psychiatric thought» is reprinted. This round table was held at the «First training course on problems of psychotherapy», organized in Milan on December 11–14, 1962, by the «Milan Group for the Advancement of Psychotherapy» (which later took the name of Psicoterapia e Scienze Umane). The round table was chaired by Franco Fornari, and the panelists were Pier Francesco Galli, Virgilio Melchiorre, Mara Selvini Palazzoli, and Enzo Spaltro; interventions were made also by Leonardo Ancona, Enzo Codignola, Gianfranco Garavaglia, and Silvia Montefoschi. In particular, Martin Buber’s positions on the concept of «I-Thou» and his idea of dialogical principle are discussed. At the end there is a Postscript by Pier Francesco Galli, who was among the organizers of that round table.

2017, 51(2), 267–284

L’incontro in psicoterapia. Tavola rotonda con Gaetano Benedetti, Medard Boss ed Eugène Minkowski (1964) [The psychotherapeutic encounter. A Round Table of 1964 with Gaetano Benedetti, Medard Boss, and Eugène Minkowski]

Riassunto: Vengono pubblicati gli interventi a una tavola rotonda, finora inedita, organizzata a Milano nel 1964 dal «Gruppo Milanese per lo Sviluppo della Psicoterapia» – che dagli anni 1970 prenderà il nome di Psicoterapia e Scienze Umane – al «Quarto Corso di aggiornamento su problemi di psicoterapia», dal titolo «Problemi teorici e casi clinici». Gli interventi a questa tavola rotonda sono di Gaetano Benedetti, Medard Boss ed Eugène Minkowski, che discutono l’approccio fenomenologico in psicoterapia (alla tavola rotonda doveva essere presente anche Gustav Bally ma per una indisposizione non poté partecipare).

Abstract: The interventions at a Round Table held in Milan in 1964, titled «The psychotherapeutic encounter», are published. This Round Table was organized by the «Milan Group for the Advancement of Psychotherapy» (which in the 1970s took the name of Psicoterapia e Scienze Umane) within the «Fourth Training Course on Problems of Psychotherapy», titled «Theoretical issues and clinical cases». The interventions are by Gaetano Benedetti, Medard Boss and Eugène Minkowski, who discuss the phenomenological approach in psychotherapy (also Gustav Bally was supposed to participate to this Round Table, but he couldn’t come because of a physical illness). The text of this Round Table was previously unpublished.

2018, 52(4), 517–520

Pier Francesco Galli, Editoriale: Psicoanalisi tra filosofia e storia[Editorial: Psychoanalysis between philosophy and history] (www.francoangeli.it/Area_RivistePDF/getArticolo.ashx?idArticolo=62848)

2018, 52(4), 521–558

Lawrence Friedman, Esiste un Heidegger utilizzabile dagli psicoanalisti?[Is there a usable Heidegger for psychoanalysts?]

Riassunto: Heidegger cercò di afferrare l’interezza della realtà non frammentata da divisioni inconciliabili quali fatti e valori, oggettività e soggettività. Dato che questo tentativo sfida il linguaggio ordinario, sperò di coniare termini che, sebbene contraddittori all’interno di una frase, potessero suggerire un mondo unificato quando usati assieme ripetutamente in un modo nuovo ma regolare. In definitiva, Heidegger ammise con riluttanza che la sua concezione unificata era diventata un soggettivismo impersonale. In questa filosofia, le persone erano utili solo come trampolini di lancio per raggiungere l’essere, cioè un «tutto» che avrebbe inghiottito sia il paziente che l’analista. Ma, in se stessi, i termini di Heidegger sono ingannevolmente caldi ed empatici, diversamente dal significato che gli attribuiva Heidegger, il quale in modo austero non si interessava ai dettagli delle vite individuali. Di fatto, è proprio questa sua inflessibilità che rappresenta una lezione per gli psicoanalisti, poiché evoca il freddo vuoto al limite estremo del (fortunatamente incompleto) lavoro decostruttivo dello psicoanalista.

Abstract: Heidegger tried to grasp the whole of reality unbroken by seemingly irreconcilable divisions such as fact and value, objectivity and subjectivity. Since that defies ordinary language, he hoped to coin terms that, though contradictory in a sentence, would suggest a unified world when repeatedly used together in a novel but regular way. Ultimately, Heidegger grudgingly admitted that this unified view turned out to be an impersonal subjectivism. In this philosophy persons were useful only as stepping-stones to Being, i. e., to an «everything» that would swallow both patient and analyst. But Heidegger’s terms in themselves are deceptively warm and empathetic unlike their meaning for Heidegger, who is austerely unconcerned with the details of individual lives. Indeed, it is Heidegger’s very grimness that holds a lesson for analysts, evoking the chilly void at the extreme end of the psychoanalyst’s (fortunately incomplete) deconstructive work.

2018, 52(4), 559–562

Robert D. Stolorow, Utilizzare Heidegger[Using Heidegger]

Riassunto: L’autore risponde in modo affermativo alla domanda contenuta nel titolo dell’articolo di Lawrence Friedman «Esiste un Heidegger utilizzabile dagli psicoanalisti?», pubblicato sul n. 3/2016 del Journal of the American Psychoanalytic Association e ripubblicato nelle pagine precedenti di questo n. 4/2018 di Psicoterapia e Scienze Umane. Nel rispondere a questa domanda, viene tracciato il percorso intellettuale che ha portato l’autore a studiare Essere e tempo di Heidegger e ad approfondire la sua analitica esistenziale. In particolare, viene discussa la fenomenologia dell’angoscia (Angst) e del trauma.

Abstract: The author answers affirmatively to the question contained in the title of the article by Lawrence Friedman «Is there a usable Heidegger for psychoanalysts?», published in issue no. 3/2016 of the Journal of the American Psychoanalytic Association and translated into Italian in the previous pages of this issue no. 4/2018 of Psicoterapia e Scienze Umane. In answering this question, the intellectual path that led the author to study Heidegger’s Being and Time and to deepen his existential analytic is traced. In particular, the phenomenology of anxiety (Angst) and trauma is discussed.

2019, 53(2), 309–314

Mauro Fornaro, Heidegger è utilizzabile dallo psicoanalista? Sì e no[Is Heidegger usable for the psychoanalyst? Yes and no]

Riassunto: Riprendendo il dibattito apparso sul n. 4/2018 di Psicoterapia e Scienze Umane, viene ritenuta infeconda l’utilizzazione di Heidegger come cornice filosofica entro cui inserire la psicoanalisi, sull’esempio di Binswanger. È però legittimo usare taluni concetti e descrizioni heideggeriani in senso analogico, pur in un diverso contesto (come fatto brillantemente da Lacan col concetto di Es). Non viene esclusa infine la possibilità della ricerca del senso esistenziale di una patologia, in aggiunta e non in alternativa alla ricerca causale, propria della psicoanalisi.

Abstract: Discussing the interventions by Lawrence Friedman and Robert D. Stolorow (issue no. 4/2018 of Psicoterapia e Scienze Umane), the use of Heidegger’s thinking as a philosophical framework for psychoanalysis, which was Binswanger’s position, is considered unfruitful. Nevertheless, it is acceptable the use of some Heideggerian concepts and descriptions in an analogical sense, even if in a different context (as Lacan brilliantly did with the concept if id). The possibility of searching for the existential meaning of a symptomatology is not excluded, in addition – and not as an alternative – to the search for causes that is typical of psychoanalysis. But it is necessary to adopt a meaning of «existential» closer to that of Jaspers than to Heidegger’s.